I consigli di Veronesi

Friday, January 18, 2002


Questi sono i consigli di Giovanni Veronesi su come scrivere una sceneggiatura, e ancor prima, su come strutturare un soggetto per il cinema.


SCENEGGIATURA

La scrittura impone due livelli: da una parte si tratta di stendere un’opera che abbia un senso ed una forma estetica; dall’altra deve possedere le qualità del canovaccio: strumento preciso ed esauriente per coloro che dovranno metterlo in scena. Questi due piani impongono uno sviluppo coerente, con spiccate doti di interesse per il lettore-spettatore, e un linguaggio idoneo ai personaggi e situazioni.

In secondo luogo la sceneggiatura deve essere chiara nelle possibilità di regia. Una buona sceneggiatura dovrebbe contenere al suo interno le poche-uniche possibilità di ripresa, e le intenzioni-sentimenti per pronunciare le battute.

A tale risultato si arriva attraverso un preciso lavoro di affinamento.





Idea Cinematografica

Non è un caso se Ugo Pirro, uno dei maggiori sceneggiatori italiani, nel suo Per scrivere un film, come primo capitolo propone l’idea cinematografica e dice :”ogni film nasce da una idea”, presupponendo con ciò due significati:

A- il mondo esterno può suggerire infiniti spunti da cui trarre un film,

B- lo sceneggiatore si muove sul filo di una visione culturale, sociale, estetica che egli ha del mondo e tenta di proporla allo spettatore

Affermazioni ovvie, ma l’idea cinematografica non può essere soltanto un lampo, un bagliore, o un giudizio. Il film infatti si struttura in un tempo di svolgimento, quindi l’idea cinematografica deve contenere al suo interno la possibilità di sviluppo. Deve farsi racconto.

Necessita perciò di una elaborazione che ne sistema la successione dei fatti (accadimenti – azioni) attraverso i quali vogliamo di/mostrare l’idea.



Trama

Spesso accade che un amico, un conoscente, sapendo che abbiamo visto un film, letto un libro, assistito ad una partita di calcio o ad un incidente stradale chieda di condensare in poche parole ciò che è accaduto. In un tempo velocissimo il cervello rivede tutto l’avvenimento, ne seleziona le parti fondamentali, e le ripropone pensando così di rendere evidente il fatto.

Dal canto nostro, con le parole, operiamo uno scarto attraverso il quale ci impegniamo a rendere visibile ciò che stiamo dicendo. Molto semplicemente il cervello ha elaborato la Trama del nostro discorso.

A noi il compito di mettere in atto lo stesso processo, ovviamente impostando un procedimento inverso:

- non raccontiamo un fatto accaduto

- ma ipotizziamo un fatto da accadere.

Spesso tale operazione, almeno in prima fase, non necessita una stesura scritta. Anzi, quasi sempre, la Trama, non è altro che la piantina che nasce dal seme dell’Idea. Un po’ come la Rete Internet. Data la parola chiave il motore di ricerca lancia segnali e recepisce informazioni da tutte le direzioni. L’Idea è la parola chiave, la Trama il motore di ricerca. Cervello, cuore, sensi vengono lanciati nel mondo reale e nella memoria personale per trovare gli anelli della catena, recuperando quella serie di parti fondamentali che messe in sequenza rendono plausibile l’Idea. Non tanto sul piano tecnico, quanto sul versante della dimostrabilità.

La Trama è quello strumento che permette di verificare se l’Idea funziona o non funziona.

Per l’Idea e la Trama abbiamo usato termini come ‘visione culturale, sociale, estetica’, oppure ‘memoria personale’, perché solo questi due momenti implicano elementi di etica. Da qui in poi subentra la tecnica, anche se al servizio dell’Idea. Infatti dalla Trama è necessario arrivare al Soggetto.



Soggetto

E’ preoccupante iniziare in maniera tanto prosaica, ma salva da una lunga serie di errori. Nell’ambiente del cinema spesso si dice che è inutile presentare la sceneggiatura perché i produttori non hanno né tempo né voglia di leggere 100 pagine dattiloscritte. Da qui la necessità di un buon soggetto.

Premesso, e dato per scontato che esso sia il risultato di una buona idea, bisogna dire che il Soggetto è sempre un componimento con i seguenti parametri:

1 – FORMALMENTE BEN IMPAGINATO.


Troppe volte si è disturbati dalla sciatteria della presentazione. Anche perché una buona impaginazione implica un altrettanto approfondito lavoro di analisi ed esposizione. O quanto meno, salvo eccezioni, una buona Forma implica un buon Contenuto. Ce lo insegna tutta l’Arte.

2 – CHIARO.

La vicenda può essere sommamente intricata, ma il Soggetto deve presentarla in una forma assolutamente comprensibile. Si tratti di un giallo, di una storia d’amore, o un intreccio comico.

La chiarezza è inoltre necessaria al produttore. Leggendo il Soggetto, questi deve capire l’impianto del Cast, la quantità delle Locations, le difficoltà di ripresa. In parole povere deve riuscire a capire, anche se a grandi linee, la fattibilità del film.

Resta comunque da precisare che il Soggetto ha subito una notevole evoluzione e che, per certi versi, non esiste una formula rigida. ‘Basta una paginetta’, diceva Zavattini, mentre altri insistono nel dilatare il soggetto fino al Trattamento (di cui parleremo). Intanto , per quanto possibile, esso deve contenere le atmosfere, i passaggi, i sentimenti della vicenda e dei personaggi. Pur nella brevità è necessario scoprire il taglio del film.

Contigua, e per alcuni, simile al Soggetto, arriva




Scaletta
Il termine si autodefinisce, nel senso che la Scaletta è la sequenza, a volte numerata, delle situazioni e magari delle scene che formeranno la sceneggiatura.

Semmai bisogna precisare che la Scaletta evita di affrontare i dialoghi e si focalizza sullo sviluppo della storia e sul concatenamento delle scene affinché vicenda e personaggi siano chiari. In questo senso la Scaletta è davvero uno strumento, e come tale va usata. Non c’è consiglio per stendere una buona scaletta.

L’unica indicazione è che sia fatta come un mazzo di carte per poterle mescolare, spostando le scene al fine di scoprire la logica della sequenza e la morbidezza del racconto.

La Scaletta lavora con un procedimento di accumulo. Non a caso alcuni film hanno avuto bisogno di decine di scalette (spostamento di scene) prima di passare alla stesura del Trattamento. Così, via via che la Scaletta si definisce, viene arricchita di particolari, tanto che quando si è giunti alla fine della (prima) stesura, ne scaturisce immediatamente un’altra per sistemare l’inizio magari troppo scarno. D’altra parte la Scaletta è il primo passo verso il film. Quindi, almeno nei presupposti dello sceneggiatore, essa rappresenta una specie di visione-scritta del film. E’ importante quest’ultimo concetto: visione-film.

Scrivere per vedere, Vedere lo scritto.

Però non tanto sul piano dell’immagine, quanto su quello fattuale:

l’uso esatto del linguaggio indica la successiva scansione delle inquadrature e la posizione della m.d.p.



Trattamento
E’ significativo che a questo punto sia necessario ricorrere ad una forma letteraria. Il trattamento infatti è quasi un Racconto dove il film è presentato per esteso, capitolo per capitolo, e i personaggi vengono descritti totalmente, anche se i dialoghi restano scarsi e scarni. Comunque Mario Monicelli raccomanda di scrivere il trattamento proprio come un Romanzo, di scrivere molto, di abbandonarsi alla scrittura. Non è un capriccio del regista. Quanto più la scrittura è estesa quanto più numerose arrivano le informazioni relative al film. Magari a film finito, di tali informazioni resta ben poco, ma nel rapporto fra sceneggiatore, regista e produttore, stabilita l’intenzione di andare avanti, si crea la necessità di comprendere il film stesso. Nelle due accezioni: di capire e di contenere. Il primo si ingegna di fornire un’opera compiuta, e possibilmente elegante; il secondo la fa sua come fosse un Romanzo, e non un semplice canovaccio; il produttore può cominciare ad impegnarsi economicamente sulla base di supporti (quasi) certi.

Resta comunque, sospesa nell’aria, una domanda: perché ancora i personaggi non parlano?

A tale proposito si possono elencare un paio di elementi:

1 – Il Cinema è Immagine. Paradossalmente, proprio oggi che il sonoro è tecnicamente perfetto, il miglior film in assoluto dovrebbe essere muto. Cioè senza dialoghi. Storia, accadimenti e personaggi dovrebbero mostrarsi solo e unicamente con le Immagini. (ne parleremo in Regia)



2 – Il linguaggio dei personaggi deriva dalla situazione, dall’ambiente, dai rapporti. Ecco che quanto più è preciso e definito il contorno, quanto meglio si potrà farli parlare. A mo’ di informazione, e mai in Italia, va detto che negli Stati Uniti esistono i dialoghisti. Scrittori specializzati e scritturati solo per elaborare i dialoghi.



D’altra parte i dialoghi sono la componente più complicata della Sceneggiatura. Infatti non sempre buoni scrittori riescono a stendere buoni dialoghi. Anche perché il dialogo cinematografico impone la presa diretta con la realtà. Tanto per capirci i personaggi di un romanzo possono anche avere ricercatezze letterarie, modi di dire e frasi ben costruite, i personaggi del cinema invece vivono direttamente sullo schermo, quindi parlano lì, in quel luogo e in quel tempo.

E questo implica che non sono tenuti a dare informazioni, ma semplicemente ad esprimere le loro interiorità. Il dialogo cinematografico è come un carciofo: ogni frase è una foglia sino ad arrivare al nucleo di colui/colei che parla. Oppure il contrario: ogni frase è un mattone con il quale si propone un carattere (personaggio = Character in inglese). In un modo o nell’altro, attraverso il dialogo, si presentano delle persone.

In conclusione i personaggi hanno doppia valenza:

- sono i veicoli della azione, attraverso loro si sviluppa la storia,



- ma data la natura del cinema i personaggi diventano persone mediante la parola.




Sceneggiatura


Finalmente la Sceneggiatura.

Non per brevità ma per chiarezza si elencano solo i requisiti, avendo in precedenza delineato l’iter e suggerito le modalità di scrittura dei Dialoghi.



A - rappresenta la dimostrazione scritta dell’Idea Cinematografica



B - non è la Scaletta, ma ne usa la sequenza numerata delle Scene indicando i luoghi Interni ed Esterni.



C - mantiene la qualità letteraria del Trattamento, al fine di essere accattivante ed esaustiva


In conclusione



1 - traccia il percorso di Regia per quanto riguarda Riprese, Recitazione e Montaggio



2 - Funziona come copione affinché gli Attori possano studiare la psicologia dei personaggi.

Potete trovare spunti di riflessione e idee sulla regia nel sito di Giovanni Veronesi

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